trio
Bari-Zurigo: Vagone letto


23.05.2025 |
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"Nella cuccetta del vagone letto, le lampade a parete gettavano un bagliore ambrato, dipingendo ombre sui pannelli di legno lucido..."
Il treno notturno Bari-Zurigo scivolava nella notte, il ritmo delle rotaie un battito costante che si intrecciava al ronzio dell’aria condizionata. Nella cuccetta del vagone letto, le lampade a parete gettavano un bagliore ambrato, dipingendo ombre sui pannelli di legno lucido. L’odore di ferro e tessuto sintetico si mescolava al profumo di Jenny, un’essenza di vaniglia e muschio che avvolgeva l’aria come un sortilegio. Jenny, 41 anni, era sdraiata sul letto inferiore, il corpo scolpito fasciato da un corsetto di pizzo nero che le stringeva la vita, esaltando il seno pieno, una quarta misura che sembrava sfidare ogni logica. Le sue gambe, lunghe e tornite, erano accavallate con grazia, i piedi avvolti in décolleté con tacco 12 che scintillavano come armi affilate. Le mutandine di raso rosso, un triangolo minuscolo, lasciavano intravedere la curva della sua fica, e i capelli castani, sciolti e mossi, le cadevano sulle spalle come una cascata di seta. Ogni suo gesto era un invito, il suo sorriso un’arma che prometteva guai. Rocco, 53 anni, era seduto di fronte a lei, il fisico asciutto ma definito, la camicia nera aperta sul petto abbronzato. Il suo cazzo, già teso sotto i jeans, era una promessa che Jenny conosceva bene: lungo, spesso, una dotazione che la faceva tremare. Erano una coppia aperta, affamata di esperienze, e quel viaggio era un’occasione per spingersi oltre.Alla stazione di Bari Centrale, sotto le luci al neon del binario 3, avevano notato Clara. Vent’anni, studentessa Erasmus diretta a Zurigo, trascinava una valigia enorme con un’aria di innocenza mista a curiosità. I suoi capelli biondi, raccolti in una coda alta, ondeggiavano a ogni passo, e la gonna corta di jeans lasciava scoperte cosce snelle ma morbide. La canottiera bianca, leggermente trasparente, rivelava un reggiseno di pizzo azzurro, e i suoi occhi verdi si erano posati su Jenny e Rocco per un istante di troppo, tradendo un lampo di interesse. Jenny aveva colto quello sguardo, e un sorriso lento le aveva increspato le labbra. “Quella ragazza vuole qualcosa di nuovo,” aveva sussurrato a Rocco, sfiorandogli la coscia mentre salivano sul treno. Lui aveva annuito, il cazzo che si tendeva, ma Jenny aveva preso il controllo. “Ora le chiedo se vuole un drink,” aveva detto, la voce bassa, carica di intenzione.
Nella cuccetta accanto, Clara si stava sistemando, il Motorola pieghevole appoggiato sul letto accanto a una guida di Zurigo. Jenny si alzò, i tacchi che ticchettavano sul pavimento, il corsetto che scricchiolava leggermente. Si fermò sulla soglia della porta socchiusa, appoggiandosi allo stipite con una posa che metteva in mostra ogni curva. “Ehi, tesoro,” disse, la voce morbida come una carezza, “sei sola lì dentro? Come ti chiami?” Clara alzò gli occhi, sorpresa, ma il sorriso di Jenny, caldo e invitante, la fece rilassare. “Clara,” rispose, giocherellando con la coda. “Sto andando a Zurigo per l’Erasmus.” Jenny inclinò la testa, i capelli che le scivolavano su una spalla. “Che bello, Zurigo è una città che ti cambia la vita. Ma viaggiare di notte può essere così… solitario, no? Perché non vieni da noi? Abbiamo del prosecco, e un po’ di compagnia rende tutto più caldo.” Il suo tono era dolce, avvolgente, con una nota di malizia che accendeva l’aria. Clara esitò, mordendosi il labbro, ma gli occhi di Jenny la catturarono, come una rete invisibile. “Okay, sembra carino,” disse, alzandosi con un sorriso timido. “Brava, piccola,” rispose Jenny, sfiorandole il braccio con un tocco leggero, quasi casuale, mentre la guidava verso la loro cuccetta.
L’atmosfera nella cuccetta era elettrica. Jenny versò il prosecco in bicchieri di plastica, il liquido che frizzava come i loro sguardi. “A nuove avventure, tesoro,” brindò, fissando Clara con occhi che promettevano segreti. Clara bevve, le guance che si arrossavano, e Jenny si sedette accanto a lei, abbastanza vicina da farle sentire il calore del suo corpo. “Ti piace l’idea di lasciarti andare, vero, piccola?” sussurrò, la mano che sfiorava la coscia di Clara, un tocco lieve ma deciso. Rocco, appoggiato al muro, osservava in silenzio, il cazzo duro ma trattenuto, lasciando a Jenny il comando. “Non lo so,” disse Clara, la voce tremula, ma il suo corpo si inclinava verso Jenny, attratta dalla sua energia. “Non devi sapere tutto, tesoro,” continuò Jenny, la voce un sussurro seducente. “A volte basta seguire ciò che ti fa battere il cuore. Sei mai stata con qualcuno che ti fa sentire… viva?” Le sue dita risalirono la coscia di Clara, fermandosi sotto la gonna, e Clara ansimò, il respiro corto. “Non proprio,” ammise, e Jenny sorrise, gli occhi che brillavano. “Allora lascia che ti mostri, piccola.”
Jenny si inginocchiò davanti a Clara, i tacchi che la tenevano alta, il seno che premeva contro il corsetto. “Togliti la canottiera, tesoro,” disse, la voce dolce ma autoritaria. Clara obbedì, il reggiseno di pizzo azzurro che rivelava seni piccoli ma sodi. “Brava, piccola,” disse Jenny, accarezzandole il fianco. “Sei già pronta, vero?” Le sue dita scivolarono sotto la gonna, trovando le mutandine umide. Clara gemette, e Jenny le sfilò il pizzo con un gesto lento, esponendo la sua fica rasata, lucida di desiderio, e poi la penetrarono fino a che Jenny non iniziò a godere. Le loro lingue si intrecciarono mentre la mano di Jenny continuava a dare piacere alla fica di Clara. Poi Jenny si spostò “Leccami, tesoro,” disse Jenny, sdraiandosi sul letto, spalancando le gambe, il raso rosso delle mutandine già tolto, la sua fica pronta. Clara, ipnotizzata, si abbassò, la lingua che scivolava tra le pieghe, succhiando il clitoride con una timidezza che si trasformava in avidità. “Sì, piccola, così,” gemette Jenny, i fianchi che si muovevano contro la bocca di Clara.
Rocco, ancora in disparte, si slacciò i jeans, il cazzo duro che spuntava, lungo e spesso. “Guarda come sei brava, Jenny,” disse Rocco, la voce roca, “sei proprio una troia.” Jenny rise, un suono caldo e sporco. “Dille che è una troia, piccola,” ordinò a Clara, che, ansimando, alzò la testa. “Sei… una troia,” sussurrò, il viso arrossato, e Jenny gemette, eccitata. “Brava, tesoro, continua a leccarmi e a dirmi quello che sono.” Il corpo di Jenny cominciò a vibrare e di li a poco arrivò con un abbondante squirting nella bocca di Clara.
La cuccetta era un groviglio di corpi. Jenny si alzò, spingendo Clara a carponi. “Voglio che la scopi, amore,” disse a Rocco, che si posizionò dietro Clara, il cazzo che scivolava nella sua fica stretta, facendola urlare. “Oh, mio Dio, è grande” gemette Clara, mentre Jenny le accarezzava il seno, pizzicandole i capezzoli. “Prendilo tutto, piccola,” disse Jenny, infilando due dita nella sua fica, masturbandosi mentre guardava. Rocco sbatteva Clara con colpi profondi, ogni spinta che faceva tremare il letto, e Jenny si abbassò, leccando il clitoride di Clara, la lingua che scivolava con precisione, facendola gridare. “Sì, tesoro, lasciati andare,” sussurrò Jenny, e Clara venne, un orgasmo che la fece tremare, la fica che pulsava contro la bocca di Jenny.
Jenny non aveva finito. “Ora il mio culo,” disse, mettendosi a carponi, il culo pieno e perfetto. Rocco sputò per lubrificare “sei proprio una puttana”, poi la penetrò, il cazzo che le riempiva il culo con un movimento lento, poi sempre più veloce. “Sì, scopami, amore,” urlò Jenny, i tacchi che sbattevano contro il letto, il corsetto che le stringeva il seno. Clara, ancora scossa, si avvicinò, leccando nuovamente la fica di Jenny, la lingua che scivolava tra le pieghe, succhiando con una fame che la faceva gemere. “Sei una troia perfetta, Jenny,” disse Rocco, spingendo più forte, e Clara, seguendo l’incitamento, sussurrò: “Troia, Troia” succhiando più forte.
Jenny cambiò posizione, sdraiandosi sulla schiena, spalancando le gambe. “Scopami la fica,” disse a Rocco, che la penetrò con un colpo profondo, il cazzo che la riempiva, facendola urlare. “Sì, dammelo tutto,” gemette, mentre Clara si posizionava sopra il suo viso, la fica bagnata a pochi centimetri dalla sua bocca. “Leccami,” disse Clara con forza, e Jenny obbedì, la lingua che scivolava tra le sue pieghe, succhiandola con avidità. Rocco la sbatteva con furia, ogni colpo che la faceva tremare, mentre Clara ansimava, “Continua, ti prego,troia” fino a venire, un fiotto caldo che colò sulla bocca di Jenny, che lo ingoiò, gemendo. “Sto venendo,” urlò Jenny, il secondo orgasmo che la travolse, il corpo che si inarcava, le cosce che tremavano.
Rocco passò a Clara, prendendola da dietro, il cazzo che scivolava nel suo culo stretto, lubrificato con il suo stesso desiderio. “Rilassati, piccola,” disse Jenny, accarezzandole la schiena, e Clara gemette, il dolore che si mescolava al piacere. “Sì, prendilo,” sussurrò Jenny, e Clara urlò, il culo che si contraeva sul cazzo di Rocco, il corpo che tremava. “Sei incredibile, tesoro,” disse Jenny, pizzicandole i capezzoli e baciandola in bocca, spingendola verso un altro orgasmo che la squassò, un grido che riempì la cuccetta.
Il climax esplose, un vortice di corpi e desideri che si intrecciavano. Rocco si tirò fuori, masturbandosi, il cazzo pulsante. “Sborro sulle tette,” grugnì, e Jenny si alzò, offrendo il seno, fiotti caldi che le coprirono i capezzoli, colando sul corsetto. Clara, ansimando, si avvicinò, leccando la sborra dal seno di Jenny, la lingua che scivolava sui capezzoli, assaggiando il liquido caldo. Jenny rise, spalmando la sborra sulla pelle, il corpo ancora scosso dai tremiti dell’orgasmo. “Sei proprio una troia, amore,” disse Rocco, la voce carica di ammirazione, e Jenny sorrise contenta, trionfante, tirandolo per un bacio, amava sentirsi “troia”. Clara, con il respiro rotto, si accasciò sul letto, gli occhi lucidi di un misto di shock ed euforia. “Non ho mai… sentito niente del genere,” sussurrò, la voce tremula, ma un sorriso le illuminava il viso. Sentiva il cuore battere all’impazzata, un senso di libertà che la travolgeva: aveva oltrepassato un confine, e le piaceva. Jenny, sdraiata accanto a lei, le accarezzò i capelli, il suo tocco caldo e rassicurante. “Sei stata perfetta, piccola,” sussurrò, il seno ancora lucido, il corpo appagato ma vivo, pulsante di una complicità che la legava a Clara e Rocco. Si sentiva potente, una regina che aveva orchestrato ogni gemito, ogni tocco, e il piacere di Clara era il suo trofeo. Rocco, con il cazzo ancora mezzo duro, guardava le due donne, un ghigno soddisfatto sul viso. Si sentiva parte di un gioco perfetto, un trio che aveva trasformato la cuccetta in un tempio di desiderio. “Siamo stati bravi, vero?” disse Rocco, a voce bassa, e Jenny rise, tirando Clara verso di sé. “Siamo stati più che bravi,” rispose, e Clara, stretta tra loro, si abbandonò a quell’abbraccio, sentendosi desiderata, viva, parte di qualcosa di proibito ma liberatorio. Le loro mani si intrecciarono, i loro respiri si mescolarono, e per un momento, il mondo fuori dal vagone scomparve, lasciando solo il calore dei loro corpi e la complicità di un segreto condiviso.
Il treno continuava verso Zurigo, le luci dei lampioni che danzavano fuori. Clara, nuda e sudata, si accasciò sul letto. “Non pensavo che l’Erasmus iniziasse così,” disse, ridendo. Jenny, i tacchi ancora ai piedi, le accarezzò i capelli. “Benvenuta nel gioco, tesoro,” disse, e Rocco rise. Sapevano che quella notte era solo l’inizio
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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